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Aveva 42 anni; è precipitato dal terzo piano morendo sul colpo. L'incidente è avvenuto all'esterno di uno stabile in ristrutturazione in pieno centro
.CATANZARO - Tragedia sul lavoro a Lamezia Terme. Un operaio di 42 anni, Fernando Vescio, è morto precipitando da un'impalcatura al terzo piano, schiantadosi su un pianerottolo sottostante. La violenza dell'urto ha determinato la morte istantanea dell'uomo che lascia la moglie e due figli. L'incidente è avvenuto in pieno centro cittadino all'esterno di un palazzo in ristrutturazione. Il dottor Egidio Villella, responsabile dell'Unità operativa di medicina del Lavoro di Lamezia ha definito l'incidente l'ennesimo caso di morte bianca, l'ultimo dopo altri due tristi episodi avvenuti nei mesi scorsi in due diversi centri dell'hinterland lametino. Fernando Vescio, al momento dell'incidente, non aveva alcuna imbracatura e non portava il casco " un particolare irrilevante - secondo il medico del lavoro - perché in questo caso il casco non gli avrebbe salvato la vita. L'operaio è volato dal terzo piano perché sull'impalcatura non vi era alcuna misura di protezione". Il dottor Villella ha sottolineato che i casi di morte bianca sono in diminuzione, ma continua a persistere una situazione di evidente precarietà sui luoghi di lavoro, dove la normativa vigente i materia di sicurezza spesso è un optional.
.Sulla tragedia ha espresso tutto il suo cordoglio e la sua preoccupazione il vescovo diocesano mons. Luigi Cantafora che ha commentato: " Siamo davanti ad una catastrofe, perché non siamo stati in grado di difendere la vita fino alla fine. Questa morte sul lavoro ci angoscia - ha ribadito il presule - e al contempo ci esorta a porre l'uomo al centro di ogni nostra situazione". Il pastore della Chiesa locale ha puntato il dito contro una società che va sulla Luna ma che non difende la dignità della persona. " C'è bisogno di grande attenzione, perché la vita non ha prezzo - ha detto Cantafora - E' necessario riappropriarsi di quei valori che ci fanno guardare all'uomo come creatura da custodire e da promuovere". Don Leonardo Diaco, responsabile diocesano della Pastorale del lavoro ha auspicato uno sforzo collettivo per illuminare le coscienze e per richiamare ognuno sulle proprie responsabilità. " Un tentativo immane - ha evidenziato il sacerdote - perché si tratta di ricomporre un tessuto sociale disfatto. La Chiesa deve accompagnare le sorti dell'umanità, di quella società civile che deve mettere insieme le forze sane per ricostruire un contesto volto alla promozione umana, alla luce di quei diritti fondamentali come il lavoro, la giustizia, l'equità sociale. Tutti insieme con l'obiettivo prioritario è che non avvengano più tragedie simili". L'incidente avvenuto a Lamezia, terza città della regione, arriva a distanza di qualche giorno dalla festa del Primo Maggio, che quest'anno è stata dedicata proprio alle morti bianche sul lavoro. Tanti i proclami e i buoni propositi sbandierati in quell'occasione, purtroppo negati dai fatti: perché sul lavoro, in Calabria in modo particolare, su continua a morire. (Maria Scaramuzzino)
.14\05\2008
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FONTE:http://www.superabile.it/CANALI_TEMATICI/Lavoro/News/info-578836499.html