Il bilancio è quello di una guerra:
43mila morti dall’inizio dell’epidemia nel 1982. E non è ancora finita:
anche se il virus Hiv continua ad infettare, oggi se ne ha meno paura e
per questo si fanno sempre meno test preventivi, con il risultato che
sono in crescita i malati di Aids che ignoravano di essere
sieropositivi. Ad invitare a non abbassare la guardia contro una
malattia che è ancora una ”epidemia mondiale” è il ministro della Salute
Beatrice Lorenzin che, in occasione della Giornata mondiale contro
l’Aids dell’1 dicembre, ha annunciato l’avvio di una grande campagna di
sensibilizzazione in oltre 400 città italiane.
E proprio nella Giornata di lotta all’Aids, arriva una notizia che lascia attoniti: un uomo sieropositivo romano è stato arrestato per aver contagiato 6 donne. Era consapevole ma ha preteso di avere rapporto non protetti. Una dimostrazione anche questa che, come ha sottolineato Lorenzin, ”non è finita, e nessuno si illude che lo sia”. Abbiamo casistiche, ha detto, che ”purtroppo sono estremamente negative. Non solo si continua a contrarre l’Hiv ma alcune persone arrivano in ospedale quando la malattia è conclamata. Non si fanno le analisi, lo screening e c’è scarsa consapevolezza sul rischio di contrarre la malattia con comportamenti sessuali non protetti. Così, si arriva alla diagnosi quando la malattia è in fase avanzata perché non ci si sottopone al test”. La riprova di ciò è che tra il 2006 e il 2014 è aumentata la proporzione di persone che arrivano allo stadio di Aids conclamato ignorando la propria sieropositività: dal 20,5% al 71,5%. Fondamentale, avverte il ministro, “è dunque fare il test per giungere ad una diagnosi precoce e per questo metteremo in campo una grande campagna di comunicazione”.
E proprio nella Giornata di lotta all’Aids, arriva una notizia che lascia attoniti: un uomo sieropositivo romano è stato arrestato per aver contagiato 6 donne. Era consapevole ma ha preteso di avere rapporto non protetti. Una dimostrazione anche questa che, come ha sottolineato Lorenzin, ”non è finita, e nessuno si illude che lo sia”. Abbiamo casistiche, ha detto, che ”purtroppo sono estremamente negative. Non solo si continua a contrarre l’Hiv ma alcune persone arrivano in ospedale quando la malattia è conclamata. Non si fanno le analisi, lo screening e c’è scarsa consapevolezza sul rischio di contrarre la malattia con comportamenti sessuali non protetti. Così, si arriva alla diagnosi quando la malattia è in fase avanzata perché non ci si sottopone al test”. La riprova di ciò è che tra il 2006 e il 2014 è aumentata la proporzione di persone che arrivano allo stadio di Aids conclamato ignorando la propria sieropositività: dal 20,5% al 71,5%. Fondamentale, avverte il ministro, “è dunque fare il test per giungere ad una diagnosi precoce e per questo metteremo in campo una grande campagna di comunicazione”.
L’epidemia di Aids, con 67mila casi dal
suo inizio in Italia, è dunque paragonabile ad ”una guerra” secondo il
direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di
sanità, Gianni Rezza, che pure sottolinea i passi avanti fatti: ”Il
numero delle diagnosi di Hiv – ha rilevato, facendo il punto della
situazione in un incontro al ministero della Salute – è stabile negli
ultimi anni, con circa 3.500-4.000 nuovi casi l’anno. Non siamo più tra i
Paesi al top della classifica Ue, essendo invece scesi in termini di
incidenza, tanto che l’Italia si colloca al dodicesimo posto in Europa.
Tuttavia – ha rimarcato – l’obiettivo è scendere sotto questo numero
stabile di casi”. Quanto alle cifre, 3.695 italiani hanno scoperto di
essere Hiv positivi nel 2014 e le regioni che hanno mostrato
un’incidenza più alta sono state Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna. Il
virus colpisce prevalentemente gli uomini, che totalizzano il 79,6% dei
casi nello scorso anno, e la fascia di età 25-29 anni, con il 27% delle
diagnosi tra cittadini stranieri. La maggioranza delle nuove diagnosi di
Hiv è inoltre attribuibile a rapporti sessuali senza preservativo. I
casi conclamati di Aids, invece, sono stati 858 lo scorso anno, e la
notizia positiva è che i decessi diminuiscono. A fronte di tali dati, la
prevenzione resta l’arma fondamentale, ma da rafforzare: proprio
prevenzione e cure adeguate sono essenziali secondo la Presidente della
Camera Laura Boldrini, eppure la strategia di informazione e prevenzione
”è ancora debole” avverte la presidente della commissione Sanità del
Senato, Emilia Grazia De Biasi. Il punto è che oggi, conclude la
senatrice, ”la paura non serve, la consapevolezza sì”.
FONTE: http://12alle12.it/roma-aids-come-una-guerra-43mila-morti-dal-1982-181459