Maria Elena Boschi: « Per i centri antiviolenza 19 milioni dal governo»
Dopo l’affidamento delle Pari opportunità, la ministra alle Riforme istituzionali annuncia alla Triennale i suoi piani. In uno slalom con l’impegno per il Sì al referendum
Dopo l’affidamento delle Pari opportunità, la ministra alle Riforme istituzionali annuncia alla Triennale i suoi piani. In uno slalom con l’impegno per il Sì al referendum
È un po’ l’esordio pubblico nel ruolo di ministra con delega alle Pari
opportunità, e anche se la sua agenda è costellata dai moltissimi
impegni per promuovere il Sì al referendum, Maria Elena Boschi ha già
diverse idee su come interpretare il nuovo compito.
L’8 settembre c’è stata la prima riunione della cabina di regia contro
la violenza sulle donne: «La prima volta in assoluto che è previsto un
luogo di confronto tra i vari mini-steri che si occupano di questi temi,
ma anche con le Regioni e gli enti locali. E non sarà un incontro
episodico», ha detto a «il Tempo delle donne». Le risorse ci sono, ma
non vanno disperse: «Ho chiesto di avere una rendicontazione di come e
se sono stati spesi i fondi. Abbiamo scoperto che quasi 10 milioni dei
31 messi a disposizione lo scorso biennio da Stato e Regioni non sono
stati utilizzati, c’è molto da lavorare. Per i prossimi due anni lo
Stato ne stanzierà quasi 19 milioni aggiuntivi».
A questi si aggiungeranno altri 13 milioni per formazione,
autonomia abitativa e lavorativa. La ministra (al femminile, sì, perché
«anche le parole che usiamo sono un modo per diffondere l’idea che
certi ruoli non siano solo per gli uomini») ha rivendicato gli sforzi
fatti per aumentare l’equilibrio di genere nelle leggi elettorali, lei
che era contraria alle quote in nome della meritocrazia: «Mi sono
convinta lungo la strada, accelerano un percorso che diventa naturale.
Avere più donne nei vari organi elettivi non è questione da donne, ma di
democrazia».
Le critiche spesso sessiste di cui è bersaglio?
Possono ferirla, ma non demotivarla: «Mi dispiace però per le ragazze
più giovani se passa l’idea che se ti impegni ma sei donna rischi di
essere attaccata non per quello che fai ma solo perché donna». Non che
per essere prese sul serio si debba rinunciare alla femminilità. «Il
problema è che ci viene chiesto sin da piccole di essere perfette e non
coraggiose — dice citando l’attivista ed educatrice Reshma Saujani — e
invece dovremmo cercare di essere più coraggiose e meno perfette. E
passare un po’ più di tempo a leggere e studiare che a preoccuparci
delle foto che le amiche postano su Instagram». Più libri e meno selfie.
«Oddio speriamo che ora non mi diano della maestrina», scherza poi,
andando via.
Marilisa Palumbo
COMMENTO
Paradossalmente è possibile affermare che il Ministero delle "pari opportunità" non esiste. O meglio non esiste nella concezione che dovrebbe avere al fine di garantire un uguale trattamento di uomini e donne. Infatti, il ministro Maria Elena Boschi parlando di violenza sulle donne ha fatto un clamoroso autogol. Assecondando di fatto l'ondata di isteria di chi, da oltre 40 anni, umilia la Figura Maschile discriminandola per "genere" si è resa complice della criminosa follia femminista. I dati del ministero dell’Interno parlano chiaro circa la mattanza di donne in Italia.
La violenza non ha sesso. Anche se un uomo ha compiuto azioni crudeli e malvagie, è vero anche che la società non si divide in "buoni" e "cattivi". Le femministe, sono portate a generalizzare, pensando di dimostrare l'innata criminalità maschile.
19 milioni di motivi.
19 milioni di motivi.