“Non una di meno”: in marcia a Bergamo contro la violenza sulle donne
Anche a Bergamo la mobilitazione internazionale contro la violenza sulle
donne "Non una di meno". Mercoledì 8 marzo, alle 18, dal piazzale della
Malpensata parte una grande manifestazione
“Non una di meno” è questo il motto e il nome del movimento femminista
internazionale che mercoledì 8 marzo scenderà in piazza a Bergamo per
denunciare ancora una volta il fenomeno della violenza sulle donne.
La manifestazione bergamasca è stata presentata a Palazzo Frizzoni nella mattina di giovedì 2 marzo: Sara Agostinelli, Silvia Dradi e Oliana Maccarini tutte e tre appartenenti all’assemblea ‘Non una di meno’.
“Il tema centrale di questa iniziativa è la violenza maschile contro
le donne e quello che si è creato è un vero movimento politico
internazionale. Anche a Bergamo abbiamo scelto di mobilitarci per una
meta comune, le diverse associazioni hanno fatto un passo indietro,
rinunciando alle proprie sigle, per sciogliersi in un movimento fatto
semplicemente di donne. Lo slogan che è stato scelto, ‘Non una di meno’,
sta a significare che quando toccano una toccano tutte, che quando
toccano una rispondiamo tutte. E l’Otto Marzo ci fermiamo e prendiamo
l’iniziativa: mostriamo com’è una giornata senza donne, per far capire
che le nostre vite valgono, e riempiamo le strade della città con una
passeggiata notturna, una definizione che non è stata scelta a caso, è
per dire che non abbiamo paura” afferma Silvia Dradi che, con la fascia di tulle fucsia legata al braccio, ha aperto la presentazione della manifestazione.
Durante la conferenza si è voluto sottolineare un tema importante per le
donne maltrattate: la questione dei centri antiviolenza. Ed è così che
ne parla Oliana Maccarini:“I centri antiviolenza
stanno in questo movimento e vogliamo sottolineare le mancanze delle
istituzioni. Le donne che arrivano ai centri antiviolenza portano con sè
diritti negati e sono quelli che vogliamo affermare questo Otto Marzo:
la libertà di denunciare senza obblighi, esercitando la propria
autodeterminazione; il diritto alla protezione dopo aver denunciato; le
pene certe per i maltrattatori, perché le leggi esistono e vanno
applicate; il diritto all’anonimato, da sempre elemento fondamentale del
lavoro dei centri antiviolenza, oggi messo in discussione dalle
richieste della Regione che vuole avere i dati completi delle donne che
vi si rivolgono. La violenza non è un fatto privato, è un fenomeno
sociale, basta pensare ai numeri: solo al nostro centro da gennaio ad
oggi abbiamo ricevuto 63 nuove richieste d’aiuto, più di una al giorno.
Per questo le istituzioni devono ascoltarci”.
Sara Agostinelli cita alcuni degli obbiettivi di questa manifestazione: “Quella
dell’Otto Marzo pone richieste precise. Le pone alle istituzioni e alle
realtà locali, per esempio alla Regione per quanto riguarda la tutela
della salute delle donne con la piena applicazione della legge 194 su
consultori e aborto, ma anche ai media locali, perché si impegnino ad
utilizzare parole e immagini che non sviliscano le donne e le descrivano
come soggetti attivi e non stereotipati. Ma è anche una manifestazione
che afferma la necessità di una trasformazione radicale della società,
così come si sta chiedendo nel resto del mondo, perché la violenza è
prima di tutto un fattore culturale“.
Gli obbiettivi precisi della manifestazione sono:
Autonomia, riconoscimento e finanziamenti per i centri antiviolenza.
Diritti e protezione, cominciando con la piena applicazione della Convenzione di Istanbul.
Un nuovo linguaggio che elimini le parole sessiste, che discriminano le donne.
Formazione nelle scuole, perché l’educazione alle differenze.
Salute e autodeterminazione perciò applicazione piena della legge 194.
Reddito e vita dignitosi per tutte. Non sono più accettabili salari da fame.
Libertà di movimento per le donne migranti.
Autonomia, riconoscimento e finanziamenti per i centri antiviolenza.
Diritti e protezione, cominciando con la piena applicazione della Convenzione di Istanbul.
Un nuovo linguaggio che elimini le parole sessiste, che discriminano le donne.
Formazione nelle scuole, perché l’educazione alle differenze.
Salute e autodeterminazione perciò applicazione piena della legge 194.
Reddito e vita dignitosi per tutte. Non sono più accettabili salari da fame.
Libertà di movimento per le donne migranti.
Il corteo notturno dell’Otto Marzo partirà del piazzale della Malpensata
alle 18, per poi percorrere via Quarenghi, via Paleocapa, via Clara
Maffei, via Camozzi, Porta Nuova per poi concludersi in piazza
Matteotti.
03 marzo 2017
03 marzo 2017
Chiara Rottigni
Fonte: bergamonews.it