Chi segue il mio blog avrà gia letto quanto segue, tuttavia, sento l'imperiosa necessità di ripetere un concetto fondamentale che è alla base della drammatica situazione del nostro Paese. Le teorie liberali promosse dalla corrente (monetarista) di sinistra, stanno snaturando la nostra identità: esse mirano a disperdere e confondere le radici, così da facilitare la realizzazione degli scopi dei padroni del discorso. Gli spocchiosi intellettuali della sinistra nostrana — con quella erre moscia, l'aria sfigata, che assomigliano tragicamente a tanti Filini di fantozziana memoria —, stanno giocando un ruolo chiave.
Signori, la situazione è tragica. Ci sono forze politiche che, chiaramente, mirano alla dissoluzione del popolo italiano. Siedono al parlamento, usano la nostra lingua, sono pagati da noi ma, anzichè occuparsi di soddisfare gli interessi nazionali, immancabilmente, si riparano dietro alla cazzabubbola dell'antifascismo — per far passare ogni proposta disgregativa — e ottenere, col sistema, il voto degli elettori. Pertanto, supportare i prestanome della finanza globalista, è una forma di turpe autorazzismo biologico, irrazionale, autodistruttivo, che personalmente trovo del tutto folle.
L'imbottitura dei crani attraverso la martellante propaganda antifascista, ha prodotto un particolare stato di apatia psicologica del popolo, nei confronti dei propri carnefici. Il che significa, essenzialmente, che i finanzieri globalisti stanno cercando di sopprimerci dietro l'appello ai valori liberali. Queste non sono parole esagerate: le iniziative politiche, le azioni che si ripetono a loop da oltre 50 anni, stanno finendo con l'attentare indirettamente alla identità nazionale e ne costatano la veridicità.
L'autoritarismo internazionale "minacciò le libertà democratiche" e allora — secondo la versione ufficiale della storia — si decise di "liberare il mondo dalla tirannia". C'è veramente qualcuno pronto a credere a queste stronzate ?
Le cause reali della deflagrazione del secondo conflitto mondiale ce le rivelò nel 1992, il segretario agli esteri statunitense James Baker