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IL MACHO LATINO è in via d’estinzione. Non è solo un’impressione o una moda comportamentale, ma il frutto di ricerche e d’indagini. Di quel fenotipo maschile, rude, sessista e virile, se ne sono interessati addirittura gli psicologi americani. Sulla rivista "Psychology of men and masculinity" è stato infatti pubblicato uno studio nel quale vengono messi a confronto gli uomini eterosessuali nostrani con quelli d’oltreoceano. E stupisce scoprire come in Italia il macho latino che tanto piaceva alle donne, venga rimpiazzato da un uomo nuovo.
.Quella voglia tutta maschile di vincere, di rischiare, il suo controllo sulle emozioni, la sua sete di violenza e di dominare le donne, il modello del playboy, la rilevanza del lavoro, il disprezzo per l’omosessualità e l’inseguimento dello status sociale, sono tutti elementi che non fanno più parte del macho latino. Gli uomini italiani non si riconoscono più in questi stereotipi e l’unico caposaldo che sembra ancora resistere nei loro comportamenti è che deve essere ancora l’uomo a fare il primo passo (forse quello decisivo) verso la donna.
.Intanto, c’è chi indaga sulla crisi maschile in modo ironico, organizzando addirittura un convegno sul tema "Che fine ha fatto il maschio?". Tutto si svolge a Tolentino, nella 24esima edizione della Biennale Internazionale dell’Umorismo nell’Arte. A far riflettere con ironia sulla società maschile in crisi, coinvolgendo il tema della mamma, della moglie, dell’amante, dei figli e dello stress, interverranno fino a ottobre personaggi celebri, come Dario Vergassola e Davide Riondino. «La pubblicità punta tutto sull’emozione a scapito della ragione - spiega il direttore artistico della Biennale dell’Umorismo, Lorenzo Marini -.
.E Hollywood calcola che il valore commerciale di Lara Croft è superiore a quello di Tom Cruise, divo più pagato del momento. È il maschio che ha perso le ali o è il vento che ha cambiato direzione? Sono gli eccessi della tradizione, il ruolo eccessivamente protettivo della mamma (si pensi alla cultura italiana o ebraica) o è una nuova coscienza femminile che si afferma nella politica (vedi Hillary Clinton in Usa e Sègolène in Francia)?», si domanda ancora Marini. Sebbene i sogni delle donne siano affollati da uomini sul genere di Brad Pitt, Raoul Bova o Riccardo Scamarcio, a chiarire meglio le idee sul tema arriva la sintesi di un’indagine demoscopica su 1.001 italiani ultra quattordicenni, realizzata da Astra Ricerche.
.Gli uomini italiani presi in considerazione (dai 15 anni in su) sono 24,1 milioni (esclusi quelli residenti all’estero o i membri delle convivenze: ospedali, ospizi, carceri o caserme) e sono stati suddivisi in 7 partiti. Il 23% (5,5 milioni) sono i confusi angosciati, i tipi più trasversali per età e che raramente superano i 64 anni, per area geografica e per titolo di studio, che vedono le donne come incomprensibili e minaccianti. Al secondo posto, a pari merito, con il 20% (pari a 4,8 milioni di uomini) ci sono i vetero machos - orgogliosi, aggressivi, potenti, cacciatori e dominatori - e gli evoluti equilibrati - nuova serena espressione della cultura neo-maschile che condivide un approccio paritario con la cultura neo-femminile -. Al quarto posto ci sono i tradizionalisti non interessati (il 13% pari a 3,1 milioni), perlopiù anziani, pensionati, non internauti e con titoli di studio medio-bassi, i quali credono che il mondo maschile non sia cambiato e resti a tutti gli effetti quello di un tempo. Subito dopo, si piazzano i neo-machos (11% con 2,7 milioni di adulti) che vivono il rapporto di coppia come lotta esplicita e positiva e privilegiano partner emancipate. Penultimo posto, infine, per i neo-maschi femminili (10% e cioè 2,4 milioni) che criticano il modello maschile tradizionale e rivendicano i diritti/doveri all’affettività, ai sentimenti, alla fragilità e alla dolcezza.
.Mentre all’ultimo posto si piazzano i gay orgogliosi (3% pari a 700 mila individui), che rappresentano solo una parte del mondo gay italiano ed è quella che prende le distanze dalla cultura maschile maggioritaria, sia essa in versione macho o in versione addolcita.
.Eppure, uno dei sex symbol maschili più apprezzati dalle donne, Gigi Proietti, è convinto che «il macho latino, sotto sotto, vive in ogni uomo. Sicuramente l’uomo latino è stato messo alle strette dall’avanzata, auspicabile e benvenuta, delle donne. Tuttavia, ci sono segni di emancipazione tra i due sessi, e lo percepisco attraverso i comportamenti delle mie figlie, che mi sfuggono. I ragazzi oggi si fanno i tatuaggi, stanno ore davanti allo specchio pensando a cosa indossare perché sanno che il modo di vestire è significativo per comunicare. Ai miei tempi tutto ciò era impensabile. Da ragazzi noi usavamo il sordino, una sorta di fischio, che si faceva al passaggio di una bella ragazza: se poi lei si voltava, noi eravamo convinti che la cosa era fatta, ovvero che la ragazza accettava gli apprezzamenti e quindi era pronta a un eventuale approccio. Altri tempi. Però, credo che aldilà delle mode, la mascolinità, come la femminilità, siano ancora riconoscibili. Basta uno sguardo, o il modo con cui una donna accavalla le gambe, per capirlo: è questo che apprezzo in una donna, a parte l’eventuale interesse personale, visto che ora ho ben altri problemi da seguire».
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Dina D'Isa.
Luglio 2007
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FONTE: http://www.gaynews.it