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Parla la scrittrice irlandese che piace agli italiani. Mentre esce "La moglie che dorme", una storia di rapporti "sbagliati"
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Catherine Dunne, insegnante irlandese piacevolmente robusta, carnagione rosea, occhi celesti, e' diventata un caso: un caso italiano. Il suo romanzo d' esordio, "La meta' di niente", avvincente racconto della faticosa ma liberatoria rigenerazione di una donna dopo l' abbandono del marito, e' stato un inaspettato successo nel nostro Paese, dove ha venduto settantamilamila copie, mentre in Inghilterra e in Irlanda non ha superato in totale le ventimila. Tornata in Italia per i riti del premio Bancarella, Catherine Dunne presenta il suo secondo libro appena pubblicato da Guanda, "La moglie che dorme", itinerario nella patologia affettiva di un uomo dall' infanzia disastrata, legato morbosamente alla propria donna. E spiega quanto sia stato conturbante addentrarsi in un' ossessione maschile, dentro sentimenti incontrollabili e distruttivi: "Un' immersione nelle zone piu' oscure della psiche che mentre scrivevo mi ha procurato malessere, insonnia e incubi". Il suo libro precedente era nato dalle vicende di tante donne avvicinate durante la campagna a favore del divorzio. Qual e' stato lo spunto di "La moglie che dorme"? "Volevo sperimentare un territorio nuovo, non ripetere formule collaudate". A questa prova Catherine Dunne si e' preparata come una studentessa diligente: "Ho letto vari libri di psichiatria, in particolare gli scritti di Lang, e parlato con donne che mi descrivevano l' atteggiamento iperprotettivo dei loro compagni, motivato da una volonta' di controllo, da una forma distorta di romanticismo maschile che tenta di impedire alla creatura amata amicizie e legami con altri, un desiderio di possesso che nei casi estremi conduce alla pazzia e alla morte. Ovvio, questa pulsione a controllare l' altro non esiste solo nei rapporti di coppia, ma io l' ho usata per raccontare la storia di persone ipersensibili che vivono ai margini della normalita' , pronte a precipitare, ad autodistruggersi". Per il suo protagonista malato, l' autrice esibisce una comprensione affettuosa. Ma non c' e' dubbio: tutti gli uomini dei suoi libri sono personaggi negativi. Spiega la Dunne: "Il motivo e' banale: le famiglie felici non si trasformano in buone storie, il dramma narrativamente e' piu' efficace. A me interessa indagare un meccanismo affascinante: quello dell' amore che cambia aspetto, si trasforma, perde i contatti con la realta". A quarantacinque anni questa signora irlandese dall' espressione austera con improvvisi lampi di allegria affronta con dedizione il suo nuovo mestiere di scrittrice. Si e' messa in aspettativa dalla scuola e ha gia' completato il terzo romanzo, "una storia di madri e figlie". Ma, chiarisce, "mio marito e mio figlio sedicenne preferiscono fingere che la nostra vita sia quella di sempre e io li assecondo". Del suo Paese dice che sta attraversando una buona stagione: "Malgrado non siano risolti i problemi dell' Irlanda del Nord, l' economia e' in espansione e a Dublino ci sono segni tangibili di una rinascita culturale. Siamo fuori dalla Nato. E questo oggi e' un gran sollievo". Donata Righetti a * Il libro "La moglie che dorme" di Catherine Dunne (editore Guanda, pagine 285, lire 26.000).
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Righetti Donata
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18\05\1999
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