CIAO MASCHI IL CINEMA VI HA UCCISO
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VENEZIA SE appartenete alla dilagante categoria da rotocalco dell' uomo in crisi, tenetevi alla larga dai cinema per i prossimi mesi, allontanando il subdolo invito di mogli e fidanzate. Si rischia infatti di passare dalla crisi alla depressione nera, da una sottile insicurezza a un fermo proposito suicida. Il leit motiv del cinema dell' anno Duemila, visto almeno da Venezia, è la vergogna di essere maschio. E dunque vigliacco, misogino, mediocre e narciso, fesso e neppure buono. Incapace di esprimere sentimenti (non parliamo di passioni), l' homo insipiens della nuova era sa essere a un tempo compagno noioso, amante ridicolo e padre inesistente. Un vuoto in giacca e calzoni tenuto in piedi dalle grucce di effimero narcisismo, sempre in procinto di evaporare, che dovrebbe compensare l' abissale quanto motivata assenza di autostima. Sembra una caricatura maschile del più torvo femminismo Anni 70. Ma dev' esserci qualcosa (o molto) di vero se gli uomini di celluloide fanno pena a tutte le latitudini e climi culturali, oltre le distinzioni di religione e ideologia e genere. Sono pessimi e infantili gli uomini del genio Kubrick come dell' ultimo esordiente, nelle commedie di Woody Allen e nelle tragedie giapponesi, a Hollywood come a Sydney e a Seul, nei paesi cattolici, protestanti e finanche musulmani. La regola vale se il regista è uomo e se è donna e femminista, come nel caso della magnifica e caustica Campion, candidata alla vittoria con "Holy Smoke".
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DOVE l' unico momento di pietà per il protagonista, un cowboy-psicologo interpretato da uno strepitoso Harvey Keitel, lo si prova quando, vestito da donna e con un trucco pesante, urla tutto il suo disperato amore per la ridente e fuggitiva Kate Wislet. E vale perfino per quel poco di cinema giovane italiano, così fuori dal mondo e ossessionato dalla figura della madre onnipresente e onnipotente, fulcro del welfare nazionale e motore di ogni azione, spesso coinvolta sul set e nella lavorazione come attrice, aiuto regista, ufficio stampa, capo claque. Ma anche qui, dov' è il papà?Figurine maschili di desolante ignavia testimoniano insomma della crisi anche nell' Italia anti femminista, ancora capace di far sfilare nella tv pubblica le miss in tacchi a spillo e quarti esposti per il ludibrio di dieci milioni di spettatori. Come siamo caduti così in basso? In attesa che gli antropologi, gli psicanalisti ed Emma Bonino ci chiariscano, non rimane che arrendersi alla spettacolare evidenza dei fatti. Gli uomini non esistono più. Gli eroi adulti alla Humphrey Bogart, che hanno fatto il grande cinema, non ne parliamo. Tocca arrangiarsi con questi divi poveracci, uomini sull' orlo di una crisi di nervi e d' identità, aggrappati all' ultima boa dello status professionale. Come il Bill-Tom Cruise di "Eyes Wide Shut" che ogni dieci minuti esibisce il suo tesserino di medico, perfino durante una complicata orgia. Oppure l' Emmet-Sean Penn inventato da Woody Allen in "Sweet and Lowdown", che si consola d' una vita da randagio continuando a ripetere a se stesso e alla luna d' essere un grande del jazz. Il dio del cinema ne salva pochissimi, qualche ottuagenario, certi sensibili gay e i pochi coraggiosi che, piuttosto che andare in questo modo, decidono di farla finita. E s' ammazzano senza tante storie, si levano dai piedi, magari facendosi cadere dalle scale travestiti da mamma, come in un' applaudita scena di Buddy Boy. Vero è che, pur ridotti male, gli uomini continuano a essere amati dalle donne. Non si capisce perché, visto che sono tanto migliori. Donne incomparabilmente più intelligenti e oneste, per giunta bellissime, che con terapeutico accanimento cercano di cavare sentimenti da questi vermi, fra l' altro capaci di ripagarle con angherie, sesso deludente e una malcelata invidia. Se l' ondata di cinema anti maschilista avrà un effetto correttivo e catartico, se spingerà a migliorarci, ben venga. Altrimenti, pazienza. Come s' è già detto per i giovani trentenni ancora in casa, non avere modelli forti presenta qualche vantaggio. Quali, non s' è capito. Ai nostalgici rimane la consolazione di tornare a casa e, in solitudine, iniettarsi in cassetta la serie intera di Indiana Jones.
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Curzio Maltese [01]
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08\09\1999
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[01] BIOGRAFIA
CURZIO MALTESE
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Curzio Maltese (Milano, 30 marzo 1959)
è un giornalista e scrittore italiano.
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GIORNALISTA
Nato a Milano e cresciuto a Sesto San Giovanni, da ragazzo,
dopo un periodo tra fabbrica e radio libere, decide di dedicarsi interamente al giornalismo. Ha iniziato ad occuparsi di sport e cronaca per i quotidiani la Gazzetta dello Sport, La Stampa e La Notte. Attualmente è editorialista per il quotidiano la
Repubblica e il settimanale il Venerdì di Repubblica. [...]
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