Siamo diverse ma tutte donne: alleiamoci
L’espressione «quote rosa» dovrebbe sparire dal nostro
vocabolario. Non stiamo parlando di soggetti deboli che devono essere
difesi e tutelati, ma di donne, competenti, forti, che pagano con
l’esclusione la loro appartenenza di genere. [1] Le norme che vogliamo, e
che stiamo ottenendo con fatica, non sono in difesa delle «povere donne
deboli», ma sono norme antimonopolio maschile.
Non mi stancherò mai di spiegarlo e oggi mi rivolgo anche alle donne che
ancora non riescono a comprenderlo. Per esempio - non se ne
dispiacciano - le sindache Virginia Raggi e Chiara Appendino. Un tempo
la pensavo anche io così, e dicevo che la forza delle donne sarebbe
stata tale da rovesciare da sola il monopolio maschile. Ma non è stato
così, la storia ce lo ha dimostrato. Perché per farcela dobbiamo sempre
essere le più brave? Perché molte rinunciano? Il motivo è chiaro: le
barriere che vengono poste da parte maschile a difesa del proprio potere
sono talmente alte che solo poche possono scalarle, e succede o per
gentile concessione o perché sarebbe troppo scandaloso ostacolarle. E a
volte neanche questo basta. Il fatto che Raggi e Appendino siano state
bravissime e ce l’abbiano fatta, o che alcune di noi possano avere
infranto il soffitto di cristallo, non vuol dire che tutte ci riescano.
E allora proprio quando contiamo di più dobbiamo metterci al servizio
delle altre donne, perché tutte possano contare di più. Dobbiamo farlo
tutte insieme, indipendentemente dallo schieramento politico, abbattendo
le divisioni tra noi. Non credo proprio che Raggi e Appendino vogliano
sostenere che il problema non tocca il Movimento 5 Stelle. O si agisce
tutte insieme, o rimarremo sempre minoranza, e sarà una perdita per la
collettività tutta. Ci perderà la Politica con la P maiuscola, quella
che difende e valorizza il bene comune. Ci perderà l’attenzione al
merito. Ci perderanno le aziende che avranno membri di consigli di
amministrazione di peggiore qualità, ci perderanno le banche che non
avranno donne competenti, vigili e poco avvezze agli alti rischi. Le
ricerche parlano chiaro: più donne nei Cda migliorano la performance
aziendale. [2]
Vogliamo un futuro in cui i due sessi possano esprimersi al meglio in base al merito. Gli uomini devono capirlo, infatti una parte degli uomini lo ha capito. Merito, capacità critica, apertura all’innovazione, non fedeltà assoluta. Basta con i despoti, i misogini, che gestiscono il potere con i meschini criteri di fedeltà, che portano alla vittoria della conservazione sull’innovazione e ci fanno arretrare. Deve esserci parità dall’inizio della competizione, vogliamo regole perché non si bari. Adesso i numeri parlano chiaro, si sta ancora barando.
Vogliamo un futuro in cui i due sessi possano esprimersi al meglio in base al merito. Gli uomini devono capirlo, infatti una parte degli uomini lo ha capito. Merito, capacità critica, apertura all’innovazione, non fedeltà assoluta. Basta con i despoti, i misogini, che gestiscono il potere con i meschini criteri di fedeltà, che portano alla vittoria della conservazione sull’innovazione e ci fanno arretrare. Deve esserci parità dall’inizio della competizione, vogliamo regole perché non si bari. Adesso i numeri parlano chiaro, si sta ancora barando.
La legge Golfo-Mosca ha portato le donne nei Cda dal 6% al 30%. Non si
può rimanere fermi. Né possiamo trovarci in balia del fatto che un
premier punti sul 50% di ministre donne e un altro le azzeri. Non
dimentichiamo quanto siano state (e rimarranno) determinanti le norme
ottenute per avere più donne nelle assemblee elettive: la doppia
preferenza di genere e della par condicio di genere introdotte per la
prima volta nel 2009 nella legge elettorale della Campania, riprese in
altre Regioni; le norme per l’equilibrio di genere nell’Italicum; la
tripla preferenza di genere per le elezioni nel Parlamento Europeo. In
Italia tante associazioni, in molte occasioni unite dalla firma
dell’Accordo per la democrazia paritaria, sono riuscite a fare da sponda
alle parlamentari, non sempre appoggiate nel voto dai loro gruppi, e
abbiamo ottenuto le norme di riequilibrio e la modifica della legge
nazionale sulla par condicio. Così hanno fatto i Paesi più avanzati in
materia di pari opportunità, così ha fatto la Norvegia per le donne nei
Cda.
Virginia Raggi, Chiara Appendino combattiamo tutte insieme su questo per
il bene del nostro Paese, che deve ridurre le differenze di genere.
Creiamo una grande alleanza tra le donne e cerchiamo di far vivere i
bisogni delle donne nell’azione quotidiana, quando conquistiamo posti di
responsabilità. La legge sulla violenza contro le donne passò per
l’azione trasversale delle parlamentari di tutti gli schieramenti.
Dobbiamo prenderla ad esempio. Se non ci sosteniamo tra noi chi lo farà
per noi? Più donne nei luoghi di potere porteranno più innovazione, più
speranza e fiducia che le cose possano realmente cambiare.
Fonte: La Stampa
[1] Scivionismo e vittimismo femminista all'ennesima potenza. Assolutamente intollerabile.
[2] In accordo alla femminista Sabbadini un'azienda non dovrebbe scegliere i propri dipendenti in base al merito ma per genere sessuale: donne prima di tutto. D'altronde le "ricerche" (non cita alcuna fonte a sostegno della sua tesi) parlano "chiaro": più femmine ci sono nei Cda e migliore sarà la performance aziendale. Avete capito in che mani siamo. A chi fanno scrivere sui giornali...
L'unico dato che mi conforta è che, in Italia, si registra il tasso di natalità più basso d'Europa.
L'unico dato che mi conforta è che, in Italia, si registra il tasso di natalità più basso d'Europa.