INFORTUNI SUL LAVORO: UNA VERGOGNA NAZIONALE
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S ono stati 832.037 gli infortunati sul lavoro (con rendita Inail) in tutto il 2007 e, nell' 86% dei casi, gli incidenti hanno riguardato lavoratori maschi. Più colpito (con l'80% degli incidenti, pari a 665.793 casi) il settore dell'industria e dei servizi. Seguono agricoltura (19%, pari a 156.571 infortunati) e lavoratori statali (1%, pari a 9.673 casi). In oltre 208.000 casi l'invalidità derivata dall'infortunio è grave, molto grave in più di 27.000, media in oltre 588.000. E' quanto emerge dal 2° Rapporto Anmil (Associazione nazionale mutilati ed invalidi sul lavoro) sulla tutela delle vittime del lavoro, presentato lunedì a Roma.
L'indagine non lascia spazio ad eventuali dubbi sulla gravità del problema: gli incidenti sul lavoro sono circa un milione l'anno nel nostro Paese, i morti più di mille, ogni 7 ore c'è un decesso. E l'Italia, ancora una volta, è fanalino di coda in Europa. Nel nostro Paese, infatti, il numero dei decessi sul lavoro cala, ma a ritmi più lenti rispetto alla media Ue. Secondo il Rapporto (che rielabora i dati Inail), in dieci anni gli infortuni mortali nell'Unione Europea sono diminuiti del 29,41%, mentre in Italia solo del 25,49%. Un dato poco esaltante rispetto a quello della Germania (-48,30%) o della Spagna (-33,64%). Il settore in Italia dove calano di più gli infortuni è quello dei trasporti e del magazzinaggio (-27,88%). In termini assoluti, l'Italia resta, comunque, il Paese con il più alto numero di morti sul lavoro. Va un pò meglio per gli incidenti non mortali: il calo medio in Ue è del 17,05%, in Italia del 18,14%, anche se si deve tenere conto dell'elevato numero di infortuni non denunciati (l'Inail stima siano circa 200.000) nell'ambito del lavoro nero. Guardando i dati Inail, la flessione rispetto al 2006 si dovrebbe attestare intorno all'1,5%, con un calo molto consistente in agricoltura (-9%), più contenuto nel settore dell'industria e dei servizi (-1%) e un con lieve incremento per i dipendenti statali. Nell'arco dell'ultimo quinquennio la riduzione è stata dell'8% circa; se si tiene conto dell'occupazione che, nello stesso periodo, è cresciuta del 6%, il miglioramento assume dimensioni e valenze più significative (-13,3%). Ma è un risultato che non soddisfa. Occorre un abbattimento più concreto e incisivo del fenomeno, anche alla luce della direttiva comunitaria n. 62 del 21 febbraio 2007, che prevede per i Paesi Ue una riduzione del 25% nel periodo 2007-2012. Va precisato, comunque, che tale variazione andrà calcolata secondo la metodologia Eurostat che definisce infortuni sul lavoro solo quelli con «assenza dal lavoro di almeno 4 giorni» ed esclude quelli «in itinere»: su queste basi la riduzione 2001-2006 calcolata per l'Italia risulta pari al 15% in valori assoluti e al 20% in termini relativi.
I dati sono chiari e certificano l'ennesima emergenza sociale alla quale occorre dare risposte concrete, immediate e razionali. Queste risposte non possono che arrivare da un governo forte, legittimato dal voto popolare ed in grado di agire e risolvere i problemi, ma anche da un accordo bipartisan tra le forze politiche in Parlamento perché la materia degli infortuni sul lavoro rientra negli interessi generali del Paese che non hanno colore politico.
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Antonio Maglietta
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06\02\2008
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FONTE: http://www.ragionpolitica.it/testo.8963.infortuni_sul_lavoro_una_vergogna_nazionale.html
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S ono stati 832.037 gli infortunati sul lavoro (con rendita Inail) in tutto il 2007 e, nell' 86% dei casi, gli incidenti hanno riguardato lavoratori maschi. Più colpito (con l'80% degli incidenti, pari a 665.793 casi) il settore dell'industria e dei servizi. Seguono agricoltura (19%, pari a 156.571 infortunati) e lavoratori statali (1%, pari a 9.673 casi). In oltre 208.000 casi l'invalidità derivata dall'infortunio è grave, molto grave in più di 27.000, media in oltre 588.000. E' quanto emerge dal 2° Rapporto Anmil (Associazione nazionale mutilati ed invalidi sul lavoro) sulla tutela delle vittime del lavoro, presentato lunedì a Roma.
L'indagine non lascia spazio ad eventuali dubbi sulla gravità del problema: gli incidenti sul lavoro sono circa un milione l'anno nel nostro Paese, i morti più di mille, ogni 7 ore c'è un decesso. E l'Italia, ancora una volta, è fanalino di coda in Europa. Nel nostro Paese, infatti, il numero dei decessi sul lavoro cala, ma a ritmi più lenti rispetto alla media Ue. Secondo il Rapporto (che rielabora i dati Inail), in dieci anni gli infortuni mortali nell'Unione Europea sono diminuiti del 29,41%, mentre in Italia solo del 25,49%. Un dato poco esaltante rispetto a quello della Germania (-48,30%) o della Spagna (-33,64%). Il settore in Italia dove calano di più gli infortuni è quello dei trasporti e del magazzinaggio (-27,88%). In termini assoluti, l'Italia resta, comunque, il Paese con il più alto numero di morti sul lavoro. Va un pò meglio per gli incidenti non mortali: il calo medio in Ue è del 17,05%, in Italia del 18,14%, anche se si deve tenere conto dell'elevato numero di infortuni non denunciati (l'Inail stima siano circa 200.000) nell'ambito del lavoro nero. Guardando i dati Inail, la flessione rispetto al 2006 si dovrebbe attestare intorno all'1,5%, con un calo molto consistente in agricoltura (-9%), più contenuto nel settore dell'industria e dei servizi (-1%) e un con lieve incremento per i dipendenti statali. Nell'arco dell'ultimo quinquennio la riduzione è stata dell'8% circa; se si tiene conto dell'occupazione che, nello stesso periodo, è cresciuta del 6%, il miglioramento assume dimensioni e valenze più significative (-13,3%). Ma è un risultato che non soddisfa. Occorre un abbattimento più concreto e incisivo del fenomeno, anche alla luce della direttiva comunitaria n. 62 del 21 febbraio 2007, che prevede per i Paesi Ue una riduzione del 25% nel periodo 2007-2012. Va precisato, comunque, che tale variazione andrà calcolata secondo la metodologia Eurostat che definisce infortuni sul lavoro solo quelli con «assenza dal lavoro di almeno 4 giorni» ed esclude quelli «in itinere»: su queste basi la riduzione 2001-2006 calcolata per l'Italia risulta pari al 15% in valori assoluti e al 20% in termini relativi.
I dati sono chiari e certificano l'ennesima emergenza sociale alla quale occorre dare risposte concrete, immediate e razionali. Queste risposte non possono che arrivare da un governo forte, legittimato dal voto popolare ed in grado di agire e risolvere i problemi, ma anche da un accordo bipartisan tra le forze politiche in Parlamento perché la materia degli infortuni sul lavoro rientra negli interessi generali del Paese che non hanno colore politico.
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Antonio Maglietta
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06\02\2008
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FONTE: http://www.ragionpolitica.it/testo.8963.infortuni_sul_lavoro_una_vergogna_nazionale.html