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Nel 2007, stime Inail, 1.260. Italia resta in Ue fanalino di coda
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Roma (Apcom) - L'Inail ha fatto il conto da gennaio 2008 al 30 aprile: al primo maggio erano 301, i morti sul lavoro. Ma se si scorrono le cronache che ogni giorno segnano l'avanzare incessante dello stillicidio, si devono aggiungere altri 41 decessi, per un totale di 342: operai che cadono da impalcature, che restano folgorati dall'alta tensione, colpiti da ganci che si abbattono da una gru, schiacciati tubi, tranciati da macchinari, ustionati o soffocati nel fango di liquami come nella tragedia Mineo, erano in sei, abbracciati, sul fondo della vasca di un depuratore.
Nel 2007, secondo le stime dell'Inail (diffuse a marzo), le vittime sul lavoro sono state 1.260, in calo - dicono i numeri - del 6% rispetto alle 1.341 dell'anno precedente. Ma un numero che significa una morte ogni sette ore. Sul lavoro, di lavoro.
Il secondo rapporto dell'Anmil (Associazione nazionale mutilati ed invalidi sul lavoro) su 'Tutela e condizione delle vittime del lavoro', presentato a febbraio segna 832.037 infortunati sul lavoro con rendita Inail. Nell'86% dei casi gli incidenti hanno riguardato lavoratori maschi, le donne sono state il 14% - una su quattro ha poi ricordato l'Inail per l'8 marzo, e le percentuali sono in aumento.
Dei 1.260 incidenti mortali avvenuti nel 2007 - stime Inail - 1.130 sono stati nel settore dell'industria e dei servizi, 115 nell'agricoltura e 15 tra i dipendenti dello Stato. In particolare, 295 sono quelli del settore costruzioni. Inoltre, più di un quinto (260) sono avvenuti 'in itinere', ovvero lungo il tragitto casa-lavoro (e viceversa).
Negli ultimi 50 anni - sottolinea l'Inail nel rapporto presentato a marzo - le morti bianche in Italia sono diminuite notevolmente. Nel 1956 i morti sul lavoro erano infatti 3.900, per salire a 4.644 nel 1963, "anno di massimo storico per gli infortuni mortali ma anche di forte sviluppo industriale".
I numeri, comunque, non contano il dolore e bastano in ogni caso per segnare il triste primato: l'Italia è fanalino di coda in Europa. Anche se le stime segnano una diminuzione, secondo il Rapporto Anmil in dieci anni gli infortuni mortali nell'Unione Europea sono diminuiti del 29,41%, mentre in Italia solo del 25,49%. Un dato, "poco esaltante rispetto a quello della Germania (-48,30%) o della Spagna (-33,64%)". In termini assoluti, l'Italia resta, comunque, il Paese con il più alto numero di morti sul lavoro.
Roma (Apcom) - L'Inail ha fatto il conto da gennaio 2008 al 30 aprile: al primo maggio erano 301, i morti sul lavoro. Ma se si scorrono le cronache che ogni giorno segnano l'avanzare incessante dello stillicidio, si devono aggiungere altri 41 decessi, per un totale di 342: operai che cadono da impalcature, che restano folgorati dall'alta tensione, colpiti da ganci che si abbattono da una gru, schiacciati tubi, tranciati da macchinari, ustionati o soffocati nel fango di liquami come nella tragedia Mineo, erano in sei, abbracciati, sul fondo della vasca di un depuratore.
Nel 2007, secondo le stime dell'Inail (diffuse a marzo), le vittime sul lavoro sono state 1.260, in calo - dicono i numeri - del 6% rispetto alle 1.341 dell'anno precedente. Ma un numero che significa una morte ogni sette ore. Sul lavoro, di lavoro.
Il secondo rapporto dell'Anmil (Associazione nazionale mutilati ed invalidi sul lavoro) su 'Tutela e condizione delle vittime del lavoro', presentato a febbraio segna 832.037 infortunati sul lavoro con rendita Inail. Nell'86% dei casi gli incidenti hanno riguardato lavoratori maschi, le donne sono state il 14% - una su quattro ha poi ricordato l'Inail per l'8 marzo, e le percentuali sono in aumento.
Dei 1.260 incidenti mortali avvenuti nel 2007 - stime Inail - 1.130 sono stati nel settore dell'industria e dei servizi, 115 nell'agricoltura e 15 tra i dipendenti dello Stato. In particolare, 295 sono quelli del settore costruzioni. Inoltre, più di un quinto (260) sono avvenuti 'in itinere', ovvero lungo il tragitto casa-lavoro (e viceversa).
Negli ultimi 50 anni - sottolinea l'Inail nel rapporto presentato a marzo - le morti bianche in Italia sono diminuite notevolmente. Nel 1956 i morti sul lavoro erano infatti 3.900, per salire a 4.644 nel 1963, "anno di massimo storico per gli infortuni mortali ma anche di forte sviluppo industriale".
I numeri, comunque, non contano il dolore e bastano in ogni caso per segnare il triste primato: l'Italia è fanalino di coda in Europa. Anche se le stime segnano una diminuzione, secondo il Rapporto Anmil in dieci anni gli infortuni mortali nell'Unione Europea sono diminuiti del 29,41%, mentre in Italia solo del 25,49%. Un dato, "poco esaltante rispetto a quello della Germania (-48,30%) o della Spagna (-33,64%)". In termini assoluti, l'Italia resta, comunque, il Paese con il più alto numero di morti sul lavoro.
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05\07\2008
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