Quando l’amore finisce e i conti non tornano «Sempre più divorziati alla mensa dei poveri»
Anche a Como la separazione crea spesso forti problemi economici
Non più solo clochard o extracomunitari ai margini della sopravvivenza. Oggi, dalle mense dei poveri, passano anche i divorziati. Uomini che avevano una moglie e una famiglia, con una vita normale prima, e poi, d’improvviso, con spese raddoppiate e guadagni dimezzati. Se le famiglie da mantenere diventano due, lo stipendio non basta più. Nemmeno per mangiare. Ed ecco che, alle mense dei poveri, arrivano uomini divorziati di mezza età.
POCHE PAROLE«In effetti, abbiamo notato qualche caso simile – spiega Daniele Ciucci, responsabile dell’associazione “Incroci” che insieme con le suore del Don Guanella gestisce la mensa serale dei poveri di via Grossi – Il servizio esiste da 10 anni, ma abbiamo iniziato a vedere questo fenomeno solo negli ultimi 2 o 3. Accade anche in altre città, non solo a Como. Si tratta di persone – soprattutto uomini – che vivono decentemente, ma devono risparmiare su tutto e, quindi, vengono a mangiare in mensa».Una seconda conferma arriva anche da Livia Marazzi. La segretaria dell’associazione premette che «il servizio di mensa di via Grossi è molto veloce, dura circa un’ora. Le persone mangiano e poi vanno, per ora non c’è un momento ricreativo prima o dopo i pasti. Perciò, le informazioni che abbiamo sui frequentatori sono sfuggenti: qualche parola detta da loro, o qualche voce riferita». Per chi è a contatto con il mondo del volontariato, però, basta anche una parola per capire i problemi di chi sta di fronte. «È vero – continua Livia – anche i divorziati passano da noi. Mi vengono in mente due casi, che riguardano due uomini di mezza età. Sono persone che hanno attraversato un divorzio e, dovendo pagare alimenti e affitto, non riescono ad arrivare a fine mese. Vivere da single, con tutte queste spese, non è semplice, e le difficoltà sono dietro l’angolo. Credo comunque che sia un fenomeno che va di pari passo con la crisi economica: una crisi che colpisce tutti, indistintamente, e mette in difficoltà le persone più esposte». Come i divorziati, che non guadagnano a sufficienza per mantenere due famigli. Persone molto dignitose, che non hanno particolari problemi o smanie di comunicare la propria condizione. Possiamo parlare di un fenomeno nuovo' «Sono alla mensa da sei anni – risponde Livia Marazzi – non so se si tratti o meno di una casualità, ma i due casi che ho appena citato sono emersi negli ultimi mesi».
NON SOLO UOMINI - Il divorzio mette in crisi anche l’assetto economico di una persona, oltre che quello sentimentale. Si iniziano a vedere uomini divorziati alle mense dei poveri, ma le difficoltà non hanno distinzione di sesso. Lo sa bene Rosy Genduso, presidente di “Mamme Separate”, associazione nata per tutelare i diritti dei bambini di genitori separati. Ai telefoni dell’associazione comasca nel 2007 sono arrivate 350 richieste d’aiuto. «I nuovi poveri – spiega Rosy Genduso – sono le famiglie che affrontano una separazione. Coppie che devono fare i conti con tutti gli aspetti collaterali di un divorzio. Il matrimonio permette un’equa suddivisione dei compiti: mentre la donna può preoccuparsi dell’educazione dei figli e della cura della casa il marito procura il reddito necessario a vivere». All’atto della separazione, si rompe questo patto coniugale. «E l’uomo - prosegue la Genduso - si trova, come dire, senza una “stampella”. Esce di casa con i suoi effetti personali, o torna dai genitori o va a vivere da solo. Il contributo per i figli, o per la moglie se non lavora, le bollette, la vita da single aumentano le difficoltà, ed ecco che l’uomo può vedersi costretto anche a chiedere una mano per i pasti. Credo che sia una situazione molto difficile da affrontare, sotto il profilo della dignità». Diversa, secondo la responsabile di “Mamme Separate”, è invece la reazione della donna, che riesce a muoversi con più decisione e razionalità. «Spesso la donna divorziata con un figlio trova anche un canale istituzionale per ottenere qualche aiuto. Ma ogni anno noi aiutiamo madri in difficoltà, che non ricevono nulla dai padri dei loro bambini: la donna però è in grado di risollevarsi con più rapidità, mentre l’uomo rischia di perdersi in un atteggiamento passivo».
Andrea Bambace
15\08\2008
FONTE:http://www.corrieredicomo.it/frm_articoli.cfm?ID=88350