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SONDAGGIO TRA I LAVORATORI. "SCENARI DRAMMATICI"
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Inchiesta sul lavoro, 100mila risposte per un questionario di 118 domande. Anche la nostra città è interessata e i dati evidenziano una situazione drammatica con salari bassi, lavoro monotono e ripetitivo. Di seguito tutti i particolari del sondaggio
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Anche Spezia è stata interessata e i dati fotografano una condizione drammatica: i salari sono bassi, il lavoro è in larga misura monotono, ripetitivo e parcellizzato, le condizioni ambientali e fisiche di lavoro segnalano che gli impianti sono obsoleti, i rischi per la salute molto alti e l’incertezza per il futuro un dato con cui molti devono fare i conti. Scendendo nel particolare, a Spezia sono stati ‘interpellati’ 488 lavoratrici e lavoratori di 15 imprese metalmeccaniche di vari comparti e dimensioni (tra cui le più grandi Otomelara, circa 200 questionari; Fimcantieri circa 100 questionari).
.Rispetto al resto d’Italia nella nostra città è molto alta la percentuale di impiegati che hanno risposto al questionario (34%); gli operai sono circa la metà, (46%), molti specializzati (il 28% di 4° livello, il 56% di 5°); poi ci sono tecnici (15%) e qualche coordinatore e/o preposto (5%). L’età si aggira fra quelli con meno di 35 anni (30%) e quelli con più di 45 (oltre il 40%).
.L’8,3% ha un rapporto di lavoro precario, perlopiù a tempo determinato. La maggioranza dei precari (circa il 60%) è al primo o al massimo al secondo contratto con l’azienda. Quanto guadagnano i lavoratori spezzini ‘monitorati’? Il salario medio alla Spezia (considerando sia operai che impiegati) è di 1.313 euro al mese. Circa il 60% degli operai non supera i 1.200 euro. Il 51% degli impiegati è, invece, sotto i 1.300 euro al mese. In ogni modo, oltre il 50% dichiara di integrare il proprio reddito mensile con turni e straordinari; il 77% degli intervistati ha il premio di risultato contrattato in azienda, l’8,6% un bonus individuale e il 33% la 14ª. Un dato interessante riguarda gli orari di lavoro.
.Dall’inchiesta si ricava che il 20,2% degli operai e ben il 38% degli impiegati, lavora oltre le 40 ore settimanali. Giornate molto lunghe di lavoro (anche oltre le 10 ore al giorno) interessano più del 20% degli operai e oltre il 40% degli impiegati. A questo si aggiungono i tempi di spostamento da casa al lavoro, che, comunque, nella maggioranza dei casi, non sono altissimi: il 55% impiega meno di mezz’ora e il 36% fino a un’ora. Di fatto, ben il 63,5% degli intervistati dice che vorrebbe lavorare meno ore (% persino maggiore della media nazionale, già significativamente alta: 48%).
.Sono invece pochissimi (7%) quelli che sono disponibili a lavorare di più. Altra particolarità riguarda il fatto che quasi nessuno degli operai intervistati fa i turni di notte, ma quasi alla metà capita di lavorare il sabato. Quasi il 57% (sempre fra operai ma anche tra gli impiegati) ritiene che i tempi di lavoro non si conciliano bene con i tempi di vita soprattutto per le donne. In generale l’80% degli operai dice che non riesce a influire in modo determinante sul proprio orario di lavor circa un intervistato su tre, infine, ritiene di non avere abbastanza tempo per terminare il proprio lavoro. Anche per quanto riguarda l’organizzazione del lavoro ci sono ‘lamentele’. Circa la metà degli operai dice di svolgere un lavoro ripetitivo e monotono, con ritmi e scadenze elevate.
.Non c’è molta differenza tra le risposte di operai e impiegati: anche per molti impiegati, infatti, il lavoro è ripetitivo e monotono e sopratutto i ritmi sono elevati e le scadenze rigide. Anche i margini di controllo sulla prestazione, sui ritmi e sugli orari sono bassi (anche in questo caso con percentuali, comunque alte, ma un po’ inferiori a quelle medie nazionali): il 40% degli operai non può cambiare l’ordine e la priorità dei compiti da svolgere; il 30% non può cambiare la velocità del ritmo di lavoro; molti non sono liberi di decidere quando prendere vacanze o giorni di permesso (il 40% degli operai e il 30% degli impiegati).
.Un quadro molto ampio e preciso, dunque, almeno per quanto riguarda queste macro-questioni che forse potrebbe avere un limite nel fatto che in tutte le aziende contattate c’è la presenza del sindacato. "Se dovessi tracciare un bilancio generale dei dati - ha spiegato il segretario generale Fiom Cigl Stefano Bettalli -, direi che la situazione industriale spezzina si muove fra luci e ombre. Vista a confronto con quella nazionale può considerarsi migliore, ma questo elemento non può farci sedere. Dev’essere un punto di partenza su cui lavorare per raggiungere le condizioni migliori. Il nostro è un territorio predominato dalla grande industria -conclude - di alta tecnologia e quindi professionalità. Forse è l’imprenditorialità che è poco coraggiosa e legata a vecchi schemi". Tutti i risultati dell’inchiesta sono scaricabili dal sito internet:
.M. Bianchi
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05\09\2008
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FONTE:http://lanazione.ilsole24ore.com/laspezia/2008/09/04/115942-sondaggio_lavoratori_scenari_drammatici.shtml