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Uno studio statunitense dimostra come le convinzioni politiche e culturali possono influire sulla stabilità della coppia e la sua armonia
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Spesso infatti femminista, almeno per alcuni, è sinonimo di trasandatezza, di poco fascino, di scarso interesse sessuale e di voglia di imporre all'uomo le proprie decisioni. In realtà il femminismo del 2000, secondo le due psicologhe statunitensi che hanno condotto lo studio, Julie Phelan e Laurie Rudman, è ormai da considerare più un "femminilismo", cioè la voglia di conciliare l'essere donna con le piacevolezze che questo comporta e con la cura del proprio aspetto esteriore a cui si aggiunge però anche la consapevolezza del proprio valore intellettuale, del proprio ruolo sociale e del proprio diritto di intervenire sulle decisioni della coppia. Ebbene un quadro del genere, cioè di una persona attenta a se stessa a 360 gradi e quindi proiettata valorizzare ogni singolo elemento della sua persona, sarebbe la garanzia di una relazione destinata per lo meno a partire con il piede giusto.
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Una donna femminista, stanca di essere considerata come un oggetto, tenderà a valorizzare la dignità del singolo e della coppia. Certo: non si tratterà certo di una geisha accomodante, che alla fine è il sogni di tutti quegli uomini che temono il confronto aperto con la propria compagna e preferiscono una posizione di superiore inattaccabilità. Ma scegliere una femminista per compagna di vita aumenta la possibilità di avere una metà all'altezza della situazione in ogni momento della vita di relazione.
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Giulio Divo
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01\10\2008
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