Vedo una società in dissoluzione. La misandria è divenuta istituzione, il razzismo anti-bianco si maschera da "anti-razzismo". Si predica uguaglianza, ma si pratica discriminazione capovolta. Intanto i dati demografici sono implacabili: la natalità crolla, l'Europa invecchia e si spegne. Una civiltà che ha già scritto la propria condanna. Sul piano culturale resta solo un vuoto che divora: consumo come unico orizzonte, nichilismo come unica verità.
L'immigrazione, invece di essere regolata dilaga... non è frutto del caso, ma lo strumento per tamponare il suicidio demografico. Eppure tutto questo è solo superficie. Il cuore della dissoluzione è più nascosto, più silenzioso: il debito. La moneta non nasce più come ricchezza reale, ma come debito gravato da interessi. Gli Stati non emettono denaro: lo prendono in prestito dalle banche centrali e sono costretti a restituirlo con interessi che non potranno mai estinguere del tutto. Il denaro circolante è sempre meno del debito totale. È una catena perpetua.
La guerra alla Germania nazista? Non si poteva tollerare che un grande Stato europeo mostrasse che un'economia può vivere senza catene usurarie. Fu una guerra per riportare la Germania dentro il sistema del debito perpetuo.
Con il sistema di compensazione e baratto negli scambi esteri, la Germania ridusse la dipendenza dall'oro e dalle banche anglosassoni. Con la nazionalizzazione della Reichsbank (15 giugno 1939), il potere di creare moneta non apparteneva più a un ente privato, ma allo Stato. In pratica: la Germania stampava denaro senza passare dal circuito del debito internazionale. A me per il culo, non mi ci prendete.
"Datemi il controllo della moneta di una nazione e non mi interessa chi fa le leggi". Rothschild